Nuova Compagnia di Canto Popolare

Tammurriata nera (1944)

Poche canzoni sono riuscite a rappresentare, in soli tre minuti, un intero universo denso e palpitante, vitalmente gioioso quanto sordidamente disgraziato. E’ il caso di quest’autentico capolavoro (di cui si è scelta, tra le ormai tante, la versione magnifica della NCCP della fine degli anni ’70, non estraneo il genio di Roberto de Simone). Composta durante l’occupazione americana di Napoli, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, da E. A. Mario (uno dei massimi esponenti della canzone napoletana) su testo del cognato (direttore di un ospedale napoletato), ricalca la forma della Tammurriata, danza correlata alla tarantella, in cui il fondamentale ritmo binario è pesantemente sottolineato dalla “tammorra” (un tipico tamburo dotato di sonagli di latta) e dall’uso di strumenti quali caccavelle, tricchebballacche, scetavajasse, scacciapensieri, flauto dolce. L’occasione è la nascita, non rara dopo mesi di presenza degli eserciti alleati a Napoli, di un bambino dalla pelle molto scura (niro niro!), frutto (forse) non gradito di rapporti forse non consenzienti, forse prezzolati con soldati di origine afroamericana, in una città che cercava disperatamente di immaginare ancora un futuro nel pieno degli orrori della guerra. La canzone si dipana come un vero e proprio coro greco che sottolinea le (non troppo) meravigliata sorpresa per l’inusitato evento e il malizioso scetticismo per la funambolesca spiegazione accampata dalla madre (sutta a’ botta ‘mpressiunata!). Utilizzando tutti gli stilemi della musica popolare napoletanta e non senza aggiungere anche un grammelot che mimetizza intraducibilmente le sonorità di una canzone americana, allora molto in voga tra gli occupanti, risalta una città ferita ma vitale e che non si arrende alla prosaicità del reale. La Napoli di Tammurriata nera, pur con il suo carico di strisciante razzismo e di accondiscendenza alla sordidezza, non è quella, pur magnificamente descritta da Curzio Malaparte de “La pelle”, e forse nemmeno quella di “Napoli milionaria”, ma è una collettività che tutto trangugia, tutto assorbe, tutto, in qualche modo, riesce ad assimilare e tutto riesce a “napoletanizzare” in uno sguardo affettuoso e dolente per tutte le umane debolezze.

Fonte: Youtube canale: mazzamoro

Un pensiero su “Nuova Compagnia di Canto Popolare

  1. Gianna Piere

    Ciao Enzo, come stai? Noi faticosamente bene, con questo caldo assurdo. Tanti anni fa andai con Ugo al teatro Lirico a Milano a vedere lo spettacolo della NCCP. Fu bellissimo,!!!!!!!!!!!! BRAVO ENZO, che riproponi musiche di qualità. Sei in ferie? Auguri e un abbraccio. Gianna

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