Mia Martini

Spaccami il cuore (1985)

Questa canzone, scritta appositamente da Paolo Conte, avrebbe dovuto segnare la resurrezione artistica di Mia Martini ritiratasi dalle scene due anni prima perché rovinata, come artista e come persona, da malevole dicerie sempre più condivise nel mondo dello spettacolo. Avrebbe dovuto essere uno dei brani più rappresentativi del festiva di Sanremo di quell’anno. Non fu nemmeno ammesso in gara e Mia Martini dovette aspettare ben altri quattro anni per poter calcare quel palcoscenico e riavere il posto che le spettava nel panorama musicale. Ma anche dopo essere stata presentata al pubblico Spaccami il cuore passò completamente inosservata. Troppo raffinata, troppo poco ammiccante verso il facile melodismo, troppo inedita la voce di Mia Martini che era diventata molto più roca e “sporca” di quella limpida che aveva segnato il grande successo della cantante negli anni ’70, troppo pop l’arrangiamento curiosamente segnato dall’assoluto e ostentato dominio del basso elettrico che sottolinea pesantemente le sole note fondamentali, troppo sfuggente il testo, che sembra veramente cucito addosso alla cantante, volto, in un pirandelliano riecheggiamento, all’affermazione della sostanziale ambiguità del vero e finanche del nostro essere (“Sono un’attrice”, “Mille sorrisi, e tutti diversi e tu scegline uno”, “Io ci sono e non ci sono”, “Illusionismo”). Troppo distaccatamente garbata anche perché, dopo la grande rentrée e la definitiva consacrazione di Mia Martini come una delle più grandi interpreti italiane e la corsa alla riscoperta di tutte le sue interpretazioni del passato, Spaccami il cuore, è rimasto inspiegabilmente e imbarazzantemente misconosciuto. Svanito come un’illusione, sminuito come una “Roba da varietà”.