Gabriella Ferri

Eulalia Torricelli (1946)

Ci sono aritsti in grado di trasformare, e rendere inconfondibile, quello che altri hanno fatto magari anche molto bene. Gabriella Ferri sapeva infondere, nelle sue interpretazioni, un particolare pathos che commuoveva qualsiasi ascoltatore, e tanto più il suo repertorio attingeva al genere più leggero e contiguo all’avanspettacolo tanto le sue riletture davano spessore emotivo e introspettivo a brani altrimenti destinati alla giocosa evasività.

Uno di questi è Eulalia Torricelli, composto nel 1946, in forma di valzer (trasformato in seguito in mazurka nelle successive popolarissime versioni da ballo, o in marcetta nella versione della Ferri) che occhieggia, non senza una punta di voluta volgarità, alla musica più popolaresca delle balere romagnole. Lanciato nell’immediato dopoguerra, in un periodo in cui la gente aveva fame anche di divertimento e di evasione da una realtà durissima, il brano appartiene alla tradizione, consolidata soprattutto durante l’ultimo periodo fascista, di canzoni giocose e surreali, molto ben costruite musicalmente ma del tutto prive (almeno apparentemente) di qualsiasi velleità di coinvolgimento politico e di qualsiasi pretesa di approfondimento psicologico. Il testo è sostanzialmente una filastrocca che ironizza su un uso ancora ottocentesco del linguaggio, come degli stessi nomi, ridicolmente desueti, dei protagonisti. Eulalia Torricelli non è priva di qualche arditezza formale, come l’introduzione del coro goliardico o i riferimenti agli autori, vera e propria mise en abyme, che non impedisce al brano di essere, nella sostanza, una tragedia. Però da burletta. E ben lo dimostra, tra tante, l’interpretazione elegante e precisa di Natalino Otto, quella più potente di Claudi Villa o quella più teatrale del Quartetto Cetra. Ma nel 1972 Gabriella Ferri spiazzò tutti con una versione struggente e pensosa, trasformando la tragiche ma un po’ burattinesche vicende della protagonista in un surreale e malinconico viaggio nel rimpianto.

2 pensieri su “Gabriella Ferri

  1. Mirella

    Ammiro la tua capacità sottile di esprimere pensieri ed emozioni che quasi da sola non colgo. Grazie ancora per darmi ogni volta nuove consapevolezze

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    1. Ti ringrazio molto per la tua attenzione e per l’emozione che riesci a trasmettere. Mi dai l’opportunità di chiederti come tu, da romagnola, percepisci questa interpretazione che Gabriella Ferri intride invece di romanità.

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