Habanero (2007)
Clamorosamente escluso dalla gara del festival di Sanremo, ma sommessamente presentato a notte fonda, il brano fu presto dimenticato nonostante un’interpretazione strepitosa di Ottavia Fusco e nonostante potesse contare su un pedigree straordinario: testo di uno dei più grandi poeti e intellettuali del Nocevecento, Edoardo Sangineti; musica di Andrea Liberovici, importante compositore e regista, figlio di Sergio Liberovici e Margot Galante Garrone, due dei fondatori del gruppo torinese di Cantacroncache, cui deve moltissimo la canzone cantautorale italiana.
Habanero è un divertissement tanto in apparenza volgarmente allusivo quanto intessuto di dotte e preziose citazioni: il titolo è una facile allusione alla Carmen di Bizet, di cui si riprende palesemente la struttura ritmica e melodica, mentre è solo una citazione testuale quella che fa riferimento al titolo di un grande successo popolare sanremese degli anni ’50, Vola colomba. Ma qui la tenera e innocente colombella di Nilla Pizzi diventa un ben più malizioso volatile che si aggira su doppi sensi e metafore poco commoventi. In realtà sono allusioni che ripercorrono quasi tutta le storia poetico-letteraria italiana e le sue metafore più o meno ornitologiche, da For de la bella caiba, all’Aretino, a Pascoli e ai suoi usignoli. Habanero, in fondo, è costruito come una gabbia che adesca, “con il suo miele”, l’ascoltatore e lo ammalia con il suo vertiginoso e ininterrotto slittamento di senso.
E’ una scoperta interessante!
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