Lambada (1989)
Strano destino quello della Lambada: emblema di coreutico congiungimento dei corpi e della sensualità più vacanziero, è apparsa nel 1989 e brillato per una breva stagione, per poi rinabissarsi nel pozzo delle musiche del “come eravamo” e occhieggiare (nonostante qualche tentativo un po’ maldestro di inserire qualche suggestione felliniana) alla grassa filmografia balneare degli anni ’70 e ‘80. Ma quello che era diventato il marchio della musica basiliana non era poi così tale: Il bandoneon, a cui è affidata la sinuosa, espressiva e struggente melodia, è argentino e la strumentazione è mutata dalla musica caraibica. Ma anche l’intero brano in realtà è… copiato, e per ben due volte. L’origine (tradita nella Lambada da un testo inopinatamente tristissimo) è una severa danza cerimoniale originata da una piccolissima e isolata comunità negro-africana sperduta nell’altopiano andino boliviano. La seconda versione, Llorando se fue, da cui è praticamente copiato il testo della Lambada, è un tipico brano andino particolarmente malinconico.
Tre canzoni copiate l’una dall’altra, migrate in altri posti, utilizzate per altro. Tre destini diversi. Uguale il fascino di ogni versione.