Tano da morire (1997)
Questo film ha segnato il brillantissimo esordio della regista milanese Roberta Torre (inspiegabilmente persasi dopo questa prova) e la definitiva consacrazione di Nino D’Angelo, compositore della colonna sonora, come musicista “alto”, impegnato e progressista (da allora infatti appare sempre con un dolcevita nero, alla maniera degli esistenzialisti e vien chiamato comunemente “Maestro”). E’ il primo e unico esempio di musical sulla mafia e sula sua valenza antropologica e sulla sua fenomenologia cultuale. la mafia è rappresentata dal suo interno e dalla logica dei legami sociali che instaura nel suo territorio storicamente d’elezione: i popolani dei quartieri storici palermitani, in particolare “A Vucciria”, fino a qualche anno fa vivace mercato rappresentato anche da Guttuso. La musica ricalca le forme chiuse della sceneggiata napoletana, in un singolare sincretismo che vede i “mafiosi” prediligere nettamente tale espressione musicale. Nino D’Angelo contamina la sua colonna sonora anche con le musiche da disco dance anni ’70 (parodiando l’ambiguità sessuale di certi miti di allora e ironizzando pesantemente sul principale valore, attribuito ai mafiosi anche da una sterminata filmografia, che è il mito della mascolinità senza compromessi). Il film è girato nei luoghi reali e in studio, con una grafica violentemente espressionista o mutuata dalla grafica fumettistica. Gli attori sono rigorosamente presi dalla strada, spesso interpretano se stessi: quindi sono un po’… stonati.